venerdì 5 ottobre 2012
3 consigli per aiutare i figli a vivere bene la scuola
1. alle elementari: i figli, andando alle elementari, entrano in un mondo tutto nuovo, con doveri a cui dovranno poco alla volta abituarsi. Ma, superata la naturale resistenza ad alzarsi tutte le mattine (con relativi mal di pancia), di solito si adattano facilmente. Il programma scolastico è semplice, le insegnanti spesso ben disposte e i compagni rappresentano una continua scoperta e il vero stimolo per affrontare la giornata. Tranne nei casi di gravi disagi familiari, raramente un bambino di questa età manifesta rifiuto per la scuola. Il consiglio è quello di evitare ciò che 8 genitori su 10 fanno spesso, cioè occuparsi dei compiti al posto dei figli o assisterli troppo assiduamente. Così i bambini non sviluppano un metodo di studio autonomo, risorsa che si rivelerà preziosa negli anni a venire per nutrire il piacere di imparare.
2. alle medie: con l'obbligo di stare seduti ore ad ascoltare l'insegnate, e una scuola che sembra pretendere la ripetizione di concetti astratti, è facile che un ragazzino cominci a diventare svagato e ad annoiarsi. Molto più interessante è il mondo che c'è fuori, anche solo quello virtuale, visitato, a sentire le statistiche, almeno quattro ore al giorno. Playstation, computer, tv, chat, facebook, sms: così le distrazioni spesso finiscono per averla vinta sui doveri scolastici. Un antidoto ad effetto sicuro all'indifferenza per la scuola è fare in modo che i ragazzini si ritrovino con i compagni per i compiti. Così sono motivati dal piacere di stare con gli amici e finiscono anche per spronarsi a vicenda. Da evitare invece l'isolamento: i bambini lasciati soli al pomeriggio si perdono nell'apatia.
3. alle superiori: il cordone ombelicale che ci legava a nostro figlio è quasi reciso. In piena adolescenza la ribellione è all'ordine del giorno, e la scuola ne fa le spese: i ragazzini non studiano, si defilano, sono scontenti o aggressivi. E le sgridate cadono nel vuoto. Anche se a questa età un figlio sembra autonomo e maturo, non lo è affatto. Senza essere rigidi o invadenti, i genitori dovrebbero continuare a seguirlo: basta mettersi in contatto con gli insegnanti e cercare di tenere vivo il dialogo con lui. Non solo per controllare il rendimento scolastico ma per ascoltarlo ed essergli vicino.